aka UN BIKECINEFORUM AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
Lobanovski loves La Popolare Ciclistica
Bella questa quarantena. Stagione ideale, soprattutto.
Ma ci sono i rulli, cazzotene. Divertenti, paesaggi un po’ pixellosi forse, ma la comodità di scendere dalla bici e andare direttamente al frigorifero senza passare dall’antidoping non ha prezzo.
Non pedalare è davvero duro, ma in questo momento storico è fondamentale la capacità di anteporre all’individuale il collettivo: qua non si scherza perché ne va della salute di tutti, dobbiamo resistere, restare in casa e aspettare che tutto torni finalmente sotto controllo. Punto.
Ma è proprio tra le mura domestiche che si consuma il dramma, ovvero quando ti rendi conto che è la stagione delle Classiche e del ciclismo in TV non c’è traccia.
Leggi. Facile. Il panorama della letteratura ciclistica è vastissimo: tanti i titoli che hanno un posto speciale nella nostra libreria (e nel nostro cuore), alcuni nomi su tutti sono quelli di Marco Pastonesi, di quell’enciclopedia umana di Claudio Gregori, passando per l’immenso Gianni Mura (ti sia lieve, Maestro; se non l’hai mai fatto LEGGILO fiction: Giallo su giallo / non fiction: La fiamma rossa, storie e strade dei miei Tour) fino ai nostri amici di Bidon, che in questi giorni hanno reso disponibile gratuitamente Chissà che l’utopia non vinca (<3). Poi ci sono i photobook, i fumetti (noi ci leggiamo almeno una volta l’anno Les Fabuleux Exploits d’Eddy Merckx senza peraltro capirci niente perché è in francese), spulciando in rete si trovano dei vecchi album delle figurine digitalizzati e in extrema ratio puoi perderti via con Procyclingstats (c’è anche il quiz!). Sì ma poi? Vedere una corsa allo schermo è diverso, un’esperienza quasi mistica, alienante, qualcosa di cui davvero non riusciamo a fare a meno.
Abbiamo tirato fuori dai nostri polverosi fogli excel alcuni titoli appuntati negli anni senza un reale motivo: film, doc, un po’ di animazione ma anche qualcosa adatto a tutta la famiglia (ma davvero!), una manciata di trasmissioni d’epoca e qualche chicca dal cinema delle origini, tutto legato al mondo delle due ruote.
Tutto qua sotto, in rigoroso ordine alfabetico, completi di trailer, piccola sinossi e alcuni dati tecnici, il nostro consiglio su quando programmarne la visione (tra un lavoretto di forza e un po’ di scarico), il link + il coefficiente di difficoltà da ★ a ★★★★★ dovuto alla reperibilità del film: dai che alla fine, tra rulli e ciclocomputer, siamo diventati tutti un po’ più nerd.
CRONOPROLOGO
Difficoltà: ★ (registrati al sito della Cineteca di Milano e il trick è fatto)
Carrozze e ciclisti
Italia, 34”
Veduta di passaggi di carrozze e ciclisti per le strade di Milano, ripresi da un anonimo operatore italiano per conto dei Fratelli Lumière.
Il ciclista acrobata
Italia, 2’23”
Prove di equilibrismo di un ciclista circense.
Mentre pensi alla sessione di domani e ti vien già mal di culo
Parata dei ciclisti a Firenze
Italia, 53”
Veduta di una parata di ciclisti nel centro storico di Firenze. Il filmato è stato realizzato da un anonimo operatore italiano per conto dei fratelli Lumière.
Mentre pensi a che film metter su dopo
Parata dei ciclisti a Milano
Italia, 59”
Veduta di una parata di ciclisti a Milano. Il filmato è stato realizzato dall’operatore Giuseppe Filippi, concessionario ufficiale dei Fratelli Lumière per il territorio italiano.
Mentre pulisci per la diciottesima volta la bicicletta già pulita
Primo Giro d’Italia
Italia, 1’54”
Riprese della prima edizione del Giro d’Italia del 1909.
I FILM
Abrazos
di Ben Ingham – USA, 2017, 21′
Abrazos celebra la cultura del ciclismo in Colombia. I suoi protagonisti sono i grandi, i ciclisti che hanno ridefinito lo sport nella loro nazione e che sono l’ispirazione per la generazione dei giovani escarabajos di oggi.
Ogni volta che la bilancia ti sorride ricorda che ci sarà sempre un escarabajo più leggero di te.
E probabilmente assomiglia a tuo nonno.
Difficoltà: ★
All American Boys (Breaking Away)
di Peter Yates – USA, 1979, 100′
Un ragazzo del Michigan sogna l’Italia e la gloria di Fausto Coppi. Con grande scandalo del padre, inizia a parlare italiano e rifiuta studio e lavoro a beneficio delle corse in bici. In realtà i suoi sono sogni che servono a mascherare la paura di maturare, di dover prendere decisioni. La situazione si risolverà dopo la riconciliazione con il padre e la vittoria sui signorini dell’università in una gara di fondo in bici. Storia di formazione e riscatto sociale, divertente ed emozionante, premio Oscar per la miglior sceneggiatura. Nel cast anche un giovane Dennis Quaid. Nella squadra Cinzano un corridore è interpratato da John VanDe Velde, padre del ciclista professionista americano Christian Vande Velde.
Quando ti ricordi che da ragazzo sognavi il Michigan e i bad boys di Detroit.
Difficoltà: ★★★★
All for One
di Marcus Cobbledick, Dan Jones – Canada, 2017, 117′
Un viaggio di cinque anni. Migliaia di miglia. Campioni nati. Uniti da un indomito spirito e determinati a vincere contro ogni avversità, Mathew Hayman, Esteban Chaves, Simon Gerrans, Matthew Keenan, Phil Liggett e Robbie McEwen mostrano cosa realmente significhi “All for One”, in una lunga strada verso il successo con il primo team ProTour d’Australia.
I just met you / and this is crazy / but here’s my number / so call me maybe
Difficoltà: ★★★
Appuntamento a Belleville
di Sylvain Chomet – Francia, Canada, Belgio, 2003, 78′
Madame Souza ha accolto il nipotino Champion, orfano dei genitori, e si dispera perché il bambino non si interessa a nulla, non è felice e si annoia. Un giorno Madame scopre che il nipote nasconde delle foto del Tour de France e dei campioni ciclisti. Gli regala allora una bicicletta e decide di farlo allenare per farne un giorno il vincitore del Tour. Gli anni passano e Champion sta partecipando al Tour quando due misteriosi individui vestiti di nero lo rapiscono. Madame Souza e il suo fedele cane Bruno si mettono allora sulle loro tracce. La loro ricerca li porta a una megalopoli chiamata Belleville dove incontrano delle eccentriche cantanti di music-hall degli anni ’30 che li prendono sotto la loro ala protettrice. Ma la mafia francese ha dei piani diversi…
Quando la moglie ti chiede gentilmente di staccare dai rulli e dedicare un po’ più di tempo ai figli. Taaaacx.
Difficoltà: ★★★
A Sunday in Hell (En forårsdag i Helvede)
di Jørgen Leth – Danimarca, 1977, 111′
Il film ci porta dentro una delle più leggendarie corse ciclistiche. Leth cattura il dramma, il crepacuore, la fatica, le condizioni atmosferiche che torturano sui tratti di pavé. Si può rivedere la maggior parte dell’elite dei ciclisti su strada degli anni ’70, ma soprattutto la sfida tra Eddy Merckx, Roger De Vlaeminck, Freddy Maertens e Francesco Moser.
Se non la domenica dei palmer, quando?
Difficoltà: ★
B.I.K.E.
di Anthony Howard, Jacob Septimus – USA, 2006, 89′
Un viaggio nella Black Label Bicycle Club: osservando le bande di motociclisti degli anni ’90, i registi hanno scoperto una vera e propria sotto-sottocultura fatta di biciclette e punk, ribellione e tossicodipendenza, teste vuote e ossa rotte, guidata dall’anticonsumismo e dall’odio per le bande rivali, spinta dalla convinzione che l’imminente apocalisse renderà le auto inutili e lascerà le biciclette al potere. Un viaggio fino al cuore della BLBC.
Quando un mese fa volevano rifilarti una cyclette del cazzo.
Ma cosa me ne faccio di un ferrovecchio in casa?
Difficoltà: ★
BMX Bandits
di Brian Trenchard-Smith – Australia, 1983, 88′
Un gruppo di giovani teen-agers girano a bordo delle loro amate biciclette BMX. I problemi, sia con la polizia che con la malavita, iniziano quando per caso scoprono alcune ricetrasmittenti sintonizzate sulla stessa frequenza radio utilizzata dalla polizia. E sì, tra Angelo d’Angelo e una colonna sonora incredibile. c’è anche una giovanissima, Nicole Kidman nel ruolo di Judy.
Momento nostalgia: arriva la primavera, le giornate si allungano, i giri in BMX, i primi limoni…
Difficoltà: ★★
Bottecchia, l’ultima pedalata
di Gloria De Antoni – Italia, 2008, 50′
Ottavio Bottecchia, il primo ciclista italiano a vincere il Tour de France nel 1924, morì misteriosamente il 15 giugno 1927, dopo dodici giorni di agonia, per una mai ben chiarita caduta durante un allenamento sulle strade di casa. Aveva perso l’equilibrio allacciandosi un cinturino del pedale? Aveva avuto una congestione dopo aver bevuto una birra gelata? Era stato aggredito da un contadino a cui aveva rubato — come voleva una voce popolare — un grappolo d’uva? O, come si era un po’ mormorato a mezza voce, era stato vittima di una spedizione punitiva fascista? Con l’aiuto di testimoni eccellenti e storici locali, da Sergio Zavoli all’ex direttore sportivo della nazionale di ciclismo Alfredo Martini, dai discendenti Franco Bottecchia e Renato Zarpellon, all’ex parroco di Peonis nel cui territorio avvenne l’incidente, don Nello Marcuzzi, e soprattutto con la consulenza sportiva di Gianni Mura, si cerca di far luce sulle tante versioni di quella misteriosa morte, ma soprattutto si ricostruisce lo spessore umano di uno sportivo che aveva vissuto sulla sua pelle la povertà dell’Italia degli anni Dieci e Venti e che aveva sempre confessato di “non correre per la gloria, i successi, le donne, ma solo per i schèi”.
Se penso a Bottecchia penso al velodromo di Pordenone e a un bel piatto di frico…
Difficoltà: ★★★★
Domestique (Domestik)
di Adam Sedlák – Repubblica Ceca, Slovacchia, 2018, 117′
Roman è un ciclista professionista che è solito sacrificarsi per il bene della sua squadra. Dopo quanto occorso durante una gara, Roman decide di voler agguantare il successo personale. Sfortunatamente, però, un allenamento intenso e un regime rigoroso non portano al tipo di prestazione che desidera. Così Roman decide di piantare una tenda a ossigeno nella camera da letto, nonostante le obiezioni di sua moglie Sarlota, che desidera semplicemente avere un figlio.
Si parte così, depilandosi le gambe. Poi…
Difficoltà: ★★★★★
Dietro la prossima curva (El Día Menos Pensado)
di José Larraza e Marc Pons – Spagna, 2020 6×30′ circa
I ciclisti professionisti della Movistar puntano alla vittoria mentre affrontano sfide, disaccordi e conflitti interni. Le telecamere ci portano nella quotidianità dei protagonisti del team Movistar: dalle riunioni strategiche prima di ogni tappa alle sala massaggi, da colazione a cena, nelle ammiraglie dove la tensione è a livelli estremi. Il trionfo di Richard Carapaz al Giro, quindicesimo Tour vinto dalla squadra di Eusebio Unzué; la convivenza tra Nairo Quintana e Mikel Landa durante il Tour de France; la seconda posizione finale di Alejandro Valverde, campione del mondo sulla strada, alla Vuelta: una raccolta di immagini uniche, testimonianze – sincere e senza filtri – dei ciclisti, dei direttori sportivi e di tutto lo staff che li ha accompagnati in 15 paesi, per 26.723 chilometri nei tre Grandi Giri del 2019.
Si avvicinerebbero i Grandi Giri, ma…
Difficoltà: ★★★★
Eat. Race. Win.
di Christof Bove – USA, 2018 6×30′ circa
L’avventura del dietro le quinte di uno dei più grandi eventi sportivi annuali: il Tour de France. La Chef Hannah Grant ci accompagnerà lungo tutta la corsa e aprirà le porte della “sua cucina” alle telecamere. Il direttore di Orica-Scott Sport, Matthew White, incoraggia sempre i suoi ciclisti alla vittoria, così anche Grant e il suo team di esperti sostengono la squadra grazie al menù studiato e preparato ad hoc. Un menù gustoso, ma allo stesso tempo bilanciato e super nutriente per garantire agli atleti la giusta dose di energie per affrontare i 3540 km della corsa. La Grant, conosciuta come la regina del Performance Cooking e la prima chef ad aver seguito una squadra professionistica, mostrerà oltre al tour e a un viaggio nel panorama culinario francese, ciò che ci vuole per performare ai limiti della resistenza umana per ben 21 giorni.
Quando i viveri iniziano a scarseggiare.
Difficoltà: ★★
Holy Tour (La grande messe)
di Méryl Fortunat-Rossi, Valéry Rosier – Belgio, 2018, 70′
Dalle Ardenne al Col d’Izoard, lungo le strade dipartimentali e sui ripidi sentieri, uno sciame di camper è partito per celebrare il Tour de France. Il sole sta uscendo, le sedie a sdraio sono pronte, gli amici stanno arrivando: è estate, sta iniziando un’alta messa. Uno sguardo divertente e toccante sugli appassionati della più grande corsa ciclistica del mondo. Un film sui fan che vengono a fare il tifo al Tour de France, un film sui pellegrini dei nostri giorni, un film sui tornanti del leggendario Izoard. Un film sui camper che prendono posto con due settimane di anticipo, un film sul tempo trascorso appollaiati tra la strada e il dirupo, un film sull’estate e su una nuova routine quotidiana, un film sul nostro bisogno di appartenere.
All’improvviso il genio: “e in vacanza quest’estate?”
Difficoltà: ★★★★
Icarus
di Bryan Fogel – USA, 2017, 110′
Quando Bryan Fogel si mette in testa di indagare sul doping nello sport, l’incontro casuale con uno scienziato russo trasforma il suo esperimento personale in un thriller geopolitico che coinvolge urina sporca, morti inspiegabile e ori olimpici, dando vita al più grande scandalo nella storia dello sport.
Mentre pensi a Juan Pablo Valencia e alle volte che avresti potuto farlo anche tu.
Difficoltà: ★★★
Il Lombardia
di Johannes Sigmond – Paesi Bassi, 2011, 48′
Quando il profumo intenso d’autunno inizia a riempire l’aria, le foglie cadono, le immancabili piogge annunciano una delle Classiche più dure. Con le sue strade tortuose e le pendenze oltre il 14% , il Giro di Lombardia, la “classica delle foglie morte” è il gran finale della stagione ciclistica. La corsa sale lungo colline intorno al Lago di Como ed è stata vinta dagli eroi del ciclismo italiano Coppi, Bartali e Moser. E anche leggende come Merckx, Hinault e Kelly sono salite sul podio. L’edizione del 1962 è di gran lunga la più dura della storia della gara ed è stata vinta dall’olandese Jo de Roo. Tuttavia, ogni anno i ciclisti professionisti olandesi partecipano per cercare di portare a casa questa grande tradizione ciclistica…
Lombardia + Dutch = un giorno di pioggia. Facile.
Difficoltà: ★★★
In motu gratia
di Andrea Zanoli – Italia, 2010, 43′
In una città del nord Italia, un gruppo di amici organizza la prima Olimpiade Mondiale della Graziella (Grazielliadi), la celebre bicicletta pieghevole degli anni ’60.
Dalla polvere delle cantine, dai parcheggi abbandonati, eredità arugginita di nonne e madri, riemerge un pezzo di storia dei pedali. Kshan, di 11 anni, ha ridipinto e fatto rivivere quella di sua nonna. Mouad e Aschar hanno innestato impianto stereo e volante in pelle sulla loro, come fosse una cabriolet di un videoclip hip-hop, mentre Zio Dennis e il “comitato scientifico”, testano sul campo le quattro discipline “olimpiche” tra una lucidatura di un parafango e un cambio di gomme nella loro ciclofficina in collina. Un ironico video-monumento al fai-da-te delle due ruote.
Quanto ci mancano i nostri amici fricchettoni di Pedalopolis! 🙂Difficoltà: ★★
I ninja del Giappone
di Giovanni Giommi – Italia, 2007, 83′
Cinque giovani ciclisti giapponesi viaggiano verso il Burkina Faso per partecipare alla più importante gara africana, il Tour del Faso. Il film parla del contrasto tra due mondi completamente differenti: le vite strutturate e monotone dei membri della squadra giapponese, da un lato, e la realtà africana, dall’altra. A questo si aggiunge il clima rigido del Giappone a confronto con il caldo soffocante dell’Africa. Nulla avrebbe potuto preparare questi giovani uomini al viaggio che hanno davanti e così per loro la gara diventa un’esperienza emotivamente e fisicamente provante.
Quando è tempo di bilanci stagionali.
Difficoltà: ★★★★★
La bicicletta verde
di Haifaa al-Mansour – Arabia Saudita, Germania, 2012, 100′
Arabia Saudita, in una scuola rigorosamente solo femminile Wadjda lotta per non soffocare i propri desideri di libertà. In particolare uno di questi riguarda l’acquisto di una bicicletta verde, con la quale potrà essere alla pari del bambino con cui gioca dopo la scuola. La sua famiglia non può permettersela e di certo non vuole che si faccia vedere su un oggetto tradizionalmente riservato agli uomini, così Wadjda comincia a cercare i soldi per conto proprio rendendosi conto ben presto che quasi tutti i metodi per farlo le sono proibiti. L’unica è partecipare ad una gara di Corano della scuola (lei che non eccelle nelle materie religiose), il cui primo premio è in denaro.
Sabato sera sul divano con tutta la famiglia.
Difficoltà: ★★
L’America in bicicletta (Breaking Away)
di Peter Yates – USA, 1980/1981, 8×60′
Serie televisiva statunitense in 8 episodi, trasposizione (anche se di fatto è un prequel) di All American Boys. Ambientato nella cittadina di Bloomington, nell’Indiana, racconta le vicende di un gruppo di amici: Evelyn, Dave, Moocher, Mike e Cyril. Il protagonista è Dave (soprannominato dagli amici “Dr. Jekyll e Mr. Ravioli” a causa della sua passione per l’Italia), con la sua preziosa bicicletta italiana denominata la Strada che nel settimo episodio, l’ultimo andato in onda, gli viene rubata. Il primo episodio si apre un anno prima delle vicende del film quando i ragazzi, appena diplomatisi alla scuola superiore, giurano di restare sempre in contatto anche nel caso in cui dovessero iscriversi al college.
Se hai già visto il film (o pensi di vederlo). O se vivi di serie.
Difficoltà: ★★
Line of Sight
di Lucas Brunelle – USA, 2012, 60′
Folli, esagerati, assolutamente da non imitare, ma così entusiasmanti. Sono i temerari partecipanti alle alleycat, spericolate e informali corse di bicicletta spesso ambientate in spazi urbani con checkpoint da raggiungere. Tra i più estremi, incoscienti e preparati c’è lo statunitense Lucas Brunelle, che pedala contromano a tutta velocità, a zig zag tra uto affastellate, senza fermarsi a semafori o stop, munito di casco e gopro per riprendere tutto: emozioni, rischi, adrenalina.
Dopo esser sceso a portare l’umido senza mascherina e aver aperto la porta al vicino. Che matto!
Difficoltà: ★★★
Melanzane – Estate andalusa (茄子 アンダルシアの夏 Nasu: Andarushia no Natsu)
di Kitarō Kōsaka – Giappone, 2003, 47′
Lo stile Ghibli è inconfondibile. La qualità MadHouse è indiscutibile. Kosaka può essere una sorpresa, ma in fondo non lo è. Da un manga di Kuroda Iō. E’ in pieno svolgimento il Giro di Spagna, una delle competizioni ciclistiche internazionali più note. Durante una delle tappe del Giro, Pepe Benengeli sta attraversando la sua regione natìa, l’Andalusia, da cui si era allontanato tempo prima. A tifare per lui ci sono amici e parenti, compreso un fratello sposatosi proprio quel giorno. Il suo compagno di squadra, che lui avrebbe dovuto aiutare a vincere, cade e così il compito di portare a casa il trofeo passa a Pepe ormai estremamente stanco. Riuscirà nell’arduo compito? Sarà una gara davvero mozzafiato! Una chicca per gli amanti del genere. E non solo.
Perché? Perché nessuno pensa ai bambini? Tò.
Difficoltà: ★
Pantani: The Accidental Death of a Cyclist
di James Erskine – Italia, 2013, 96′
Nel 1998 Marco Pantani, il ciclista più popolare della sua epoca, ha vinto sia il Tour de France sia il Giro d’Italia, un’impresa titanica di resistenza fisica e mentale che nessun corridore ha ripetuto da allora. Era un eroe per milioni di persone, il salvatore del ciclismo colpito dagli scandali di doping che minacciavano di distruggere lo sport. Tuttavia, meno di sei anni più tardi, all’età di soli 34 anni, è morto da solo, in una stanza d’albergo a buon mercato, da intossicazione acuta da cocaina. Era stato un tossicodipendente per cinque anni. Questa è la storia di tragiche battaglie combattute dal più importanti ciclista italiano della sua generazione.
È tutto un complotto di Xi Jinping e Putin per mettere in ginocchio Europa e USA, l’ho letto sul gruppo genitori 3^ A.
Difficoltà: ★★★
Parpaillon ou à la recherche de l’homme à la Pompe Ursus
di Luc Moullet – Francia, 1992, 84′
Un nome che ha la leggerezza di una farfalla e il suono di un incubo, un ripido valico francese che rappresenta per i cicloturisti l’ impegno più mitico e arduo. Ogni anno un gruppo eterogeneo di ciclisti partecipa alla scalata del Monte Parpaillon (2.632 metri): la Marcialonga del cicloturismo, il Mont Ventoux dei corridori della domenica. C’è chi l’ha fatto già molte volte, c’è chi non ce la farà mai. Luc Moullet segue i suoi eroi del pedale lungo le asperità del percorso e le diverse motivazioni che li spingono a salire fin lassù. Chi si prepara per un anno alla grande impresa e chi si fa trainare dalla prima auto che capita, chi ne approfitta per fare propaganda elettorale e chi per trasportare droga nei tubi della bicicletta. Chi insegue una ragazza amante delle due ruote e chi sfugge a un creditore. Chi incontrerà l’ amore e chi si accascerà per un infarto. Perché fare il Parpaillon non vuol dire andare in bicicletta, vuol dire amare, mangiare, rubare, gareggiare, lavorare, chiacchierare, penare. Perché il Parpaillon non è una semplice montagna, il Parpaillon, c’est la vie.
Menzione speciale: presentato in Mostra Concorso a Bergamo Film Meeting nel 1993, l’impresa è stata compiuta una manciata d’anni fa da alcuni prodi amici di Pedalopolis.
Mentre decidi quale sarà la tua impresa della prossima stagione ciclistica.
Difficoltà: ★
48 tornanti di notte
di Fabrizio Lussu. – ITA, 2017, 53′
Giuliano Calore, padovano classe 1938, ha fatto la storia del ciclismo estremo, affrontando le più importanti salite e discese del mondo del ciclismo senza mani, con una bicicletta senza manubrio e senza freni. A riprese del film iniziate, Giuliano, che oggi ha 77 anni, decide di stupirci realizzando un ultimo record, sicuramente il più suggestivo e pericoloso fra tutti: affrontare in discesa il Passo dello Stelvio senza manubrio, senza freni, di notte, illuminando gli insidiosi tornanti con la sola luce di una piccola pila tascabile. “48 Tornanti di Notte” mostra l’ultima follia sportiva di un personaggio a metà fra un gentiluomo d’altri tempi e un guascone da osteria, e indaga le cause che hanno trasformato una genuina passione in un’ossessione che piano piano si è sostituita ad affetti e amicizie. Dopo 40 anni di vita ordinaria, una moglie, tre figli e un modesto lavoro all’Enel, Giuliano “ha inforcato la bicicletta e si è trasformato, come fa Superman quando indossa il suo mantello”. Perchè? “48 Tornanti di Notte” è una discesa (senza freni) nelle ambizioni, nelle motivazioni, nelle paure e nei sogni dell’uomo.
Quando ripensi a quanto eri figo a andarti a prendere il PR in discesa dalla Roncola la sera prima di cenaDifficoltà: ★★
Rising from Ashes
di T.C. Johnstone – USA, 2012, 82′
Il ciclista professionista Jacques “Jock” Boyer si trasferisce in Ruanda nel 2006 per aiutare un gruppo di sopravvissuti al genocidio a formare una squadra ciclistica nazionale. Il team è composto da bambini rimasti orfani. Il team “risorge dalle ceneri” del loro passato con l’aiuto dei loro nuovi successi.
Il “Team Rwanda” nasce come squadra ciclistica ma si evolve man mano che nascono maggiori esigenze da parte degli atleti. Molti ciclisti sono analfabeti e malnutriti, vivono senza acqua, elettricità o assistenza sanitaria e la maggior parte si sta riprendendo dagli effetti psicologici del genocidio del 1994. Il Team Rwanda è un simbolo di speranza per il Paese in via di recupero, divenendo un modello come cura per gli atleti.
Quando ripensi alla costruzione del primo velodromo in pavè, all’antifascismo cosmico, al Tour du Rwanda, alla Rivoluzione.
Difficoltà: ★★★
Senza freni (Premium Rush)
di David Koepp – USA, 2012, 90′
Dopo Inception, Joseph Gordon-Levitt interpreta un coraggioso ventenne bike messenger che si muove tra le vie di New York, coinvolto in un inseguimento attraverso la città di New York da parte di un poliziotto corrotto che sta cercando disperatamente di mettere le mani su una lettera che il ragazzo ha ricevuto alla Columbia University. Ci sarà un elaborato inseguimento ispirato ai film d’azione di William Friedkin.
Mentre pensi al tempo che faresti in discesa a Selvino con il traffico azzerato.
Difficoltà: ★★
The Cyclist (بايسيكلران Bicycleran)
di Mohsen Makhmalbaf – Iran, 1987, 82′
La moglie di Nasim, immigrata afgana in Iran, è gravemente malata. Ha bisogno di soldi per pagarle le cure, ma i suoi lavori al pozzo non pagano abbastanza. Si fa convincere da un impresario ad andare in bicicletta senza fermarsi per sette giorni e sette notti, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un intervento che salverebbe la vita alla moglie. Alla fine, anche dopo sette giorni, continua a pedalare all’infinito, troppo affaticato per ascoltare le richieste del figlio e della folla per scendere dalla bicicletta. Un’allegoria dello sfruttamento di cui soffrono i rifugiati e da cui non sono in grado di sfuggire.
Manca poco e tutto sembra essere finito. Sembra.
Difficoltà: ★
The Program
di Stephen Frears – Gran Bretagna, 2015, 103′
Un film biografico sul discusso ciclista americano ad opera di uno dei più grandi autori inglesi contemporanei. Lance Armstrong ha offerto al mondo degli appassionati di sport lo spettacolo mozzafiato di sette vittorie consecutive al Tour de France, dal 1999 al 2005, oltre ad un ritorno in sella miracoloso dopo essersi ammalato di cancro e averlo sconfitto. Risultato positivo al doping, dopo una serie di giuramenti e di controlli altrettanto leggendari, è stato radiato da ogni competizione e si è trasformato nell’emblema di uno dei truffatori più sofisticati e megalomani della storia dello sport.
The Flying Scotsman
di Douglas Mackinnon – Gran Bretagna, 2006, 103′
La vera storia di Graham Obree, il grande campione scozzese di ciclismo che nel 1993 sancì un record del mondo con una bicicletta costruita da lui stesso con dei pezzi di una lavatrice.
Dopo aver fatto almeno 10 ripetute sulle scale fin su al quinto piano.
Difficoltà: ★★★
The Stars and The Water Carriers – The 1973 Giro d’Italia (Stjernerne og vandbærerne)
di Jørgen Leth – Danimarca, 1974, 91′
Il film segue il Giro d’Italia del 1973 e nel suo commento Leth spiega il fascino esercitato dalle grandi gare ciclistiche. La star del film è senza dubbio Eddy Merckx, che domina la gara dall’inizio alla fine. Il film nel suo insieme offre una buona visione dei dettagli di una gara a tappe di 3 settimane, spiegando i ruoli e gli obiettivi dei diversi corridori in gara. Il dramma e il crepacuore delle tappe della montagna, l’intensità della cronometro (la corsa della verità), i momenti più tranquilli sulla strada, visto da alcuni dei grandi del ciclismo, tra cui Merckx, Ritter, Felice Gimondi, Jose Manuel Fuente, Roger de Vlaeminck, Giovanni Battaglin e Gosta Petterson.
Realizzato in modo abbastanza abile, il film evita l’insipidezza e il cliché del documentario sportivo. Molta enfasi è affidata alla psicologia e all’elemento umano: vediamo, per esempio, Ritter apparentemente abbattuto nella sua stanza d’albergo che fissa nello spazio dopo una brutta giornata in montagna.
Sabato pomeriggio da grande tappone alpino, familiare di Peroni gelata e rutto libero.
Difficoltà: ★
Time Trial
di Finlay Pretsell – Gran Bretagna, 2017, 82′
Un film immersivo che cattura la vera essenza del ciclista professionista. Pretsell segue l’ex ciclista britannico David Millar durante la sua ultima stagione ciclistica. Attraverso la sua storia cogliamo l’impatto che lo sport ha su di lui: immersi nell’esperienza attraverso la telecamera posta sul manubrio di Millar, vediamo il suo sudore e respiriamo con lui in questa sua corsa contro il tempo. Nonostante la non più giovane età, vuole assicurarsi un posto d’onore durante il suo ultimo Tour de France. La macchina ci fa sentire come se anche noi stessimo pedalando sotto la pioggia, sperimentando l’euforia della corsa. Fino a che punto un uomo andrà oltre la sua volontà per vincere?
Quanto ti mancano le dirette integrali delle crono lunghe, piatte e noiose, eh?
Difficoltà: ★★
Vive le tour
di Louis Malle – Francia, 18′, 1962
Tra Ascensore per il patibolo e Vanya sulla 42esima strada, quel genio di Louis Malle ci spara questo documentario che ci porta dentro il Tour de France del ’62, tra rifornimenti, cadute e… doping. Il New York Times lo descrisse come un insieme di “ebullience, whimsy, jet black humor, awe and unspeakable tragedy”, un adorabile documentario di un uomo che questo sport lo conosceva intimamente e lo amava molto. Nel ’66 ha pure vinto il premio Dok Leipzig Golden Dove!
PS: a dar la voce al documentario (che qua trovi in FRA sub ENG) è Jean Bobet, ciclista e fratello del grande Louison.
Chi ha detto che un film impegnato non lo puoi vedere anche pedalando sui rulli?
Difficoltà: ★
Wonderful Losers: A Different World
di Arūnas Matelis – Lituania, Italia, Svizzera, 2017, 71′
I ciclisti che corrono in fondo al gruppo, chiamati “portatori d’acqua”, “domestiques”, o “gregarios”, sacrificano le loro carriere e rinunciano ai successi personali affinché i leader delle loro squadre possano trionfare. Cosa li spinge a sopportare dolori lancinanti e una demoralizzante anonimità? Il regista ha seguito questi Sancho Panza del ciclismo professionistico per 7 anni durante il prestigioso Giro d’Italia e ci svela il loro mondo invisibile.
Quando tocca a te uscire a pisciare il cane
Difficoltà: ★★
FUORI ORARIO
Durante la settimana santa, una puntata a sera dopo mezzanotte, quando tutti dormono e siamo soli sul divano così non ci vede nessuno e possiamo commuoverci.
Difficoltà: ☆ (ha fatto anche cose buone, la Rai)
Sfide: Caro Fausto
Italia, 2006, 52′
La vera storia di Fausto Angelo Coppi, con le sue irripetibili imprese sportive, ma anche con le umili origini e le sofferenze patite al fronte durante la Seconda Guerra Mondiale, per la lunga detenzione in un campo di concentramento dove contrasse la malaria. Al centro della narrazione sportiva, l’impresa compiuta durante la tappa del Giro d’Italia da Cuneo a Pinerolo del 10 giugno 1949, vinta in solitaria. Ma Fausto Coppi fu anche un ‘modernizzatore’ nel campo dell’alimentazione, dell’equipaggiamento e dell’allenamento dei ciclisti. Al di là degli scandali che destò la sua vita privata, Fausto Coppi verrà sempre ricordato per il dualismo con Gino Bartali e per la capacità innata di ‘volare’ sulle due ruote e di battere tutti i più grandi campioni esistenti.
Il lunedì lo trascorse a Betania in compagnia dei suoi tre grandi amici Marta, Maria e Lazzaro
Sfide: Il Giro d’Italia perfetto
Italia, 2009, 51′
Il 2009 è stato l’anno del centenario del Giro d’Italia e Sfide lo celebra con una puntata speciale. E’ un giro fatto delle tappe più emozionanti che hanno contribuito a crearne la leggenda: la tempesta di neve e pioggia che assalì il gruppo sul Gavia nel 1988, la fuga di 180 chilometri da Cuneo a Pinerolo che creò il mito di Fausto Coppi, la salita di Monte Campione in cui Marco Pantani spezzò la resistenza di Pavel Tonkov. E ancora il duello a cronometro al cardiopalma fra Francesco Moser e Laurant Fignon che infiammò l’edizione del 1984, le volate a 70 chilometri orari del leone Mario Cipollini e del suo erede Alessandro Petacchi… Alla vigilia del mondiale di Mendrisio Sfide confeziona una grande puntata di ciclismo in cui si mischiano nostalgia, gioia, dolore, coraggio e tanta umanità.
Il martedì scacciò i mercanti dal Tempio
Sfide: Gino Bartali, un italiano per bene
Italia, 2009, 59′
L’hanno chiamato Ginettaccio, l’intramontabile, l’uomo delle salite. Gino Bartali non è soltanto uno dei più grandi ciclisti di tutti i tempi, ma un personaggio importante, che con la sua bicicletta ha attraversato da protagonista vent’anni della nostra storia: dal ventennio fascista, alla ricostruzione del paese, passando per la seconda guerra mondiale. Ed è proprio andando a rovistare nella soffitta della storia che si trovano aneddoti insoliti e toccanti vicende vissute da Bartali, che vanno al di là della sua carriera sportiva, della leggendaria rivalità con Coppi, delle grandi imprese sulle montagne di mezza Europa. E’ il caso delle avventure impossibili vissute da Gino per salvare gli ebrei durante la seconda guerra mondiale, che Sfide racconta con testimonianze inedite, come quella della suora di clausura che riceveva i documenti da Bartali. E’ il caso della toccane storia d’amore tra Gino e la sua Adriana, raccontata con affetto dalla stessa Adriana. Repertorio inedito, bellissime ricostruzioni storiche, testimonianze importanti di amici come Alfredo Martini o di famigliari come i figli Andrea e Luigi, che raccontano gli episodi salienti della sua lunghissima carriera: le vittorie al Tour e al Giro, i duelli con Coppi, la vita fuori dalle corse: una vita straordinaria, fatta d’incontri importanti, di grandi soddisfazioni, ma anche di drammi profondi e personali (la morte del fratello). Sfide vi offre un ritratto inedito di uno dei più grandi ciclisti di tutti i tempi, che ha fatto non solo la storia dello sport, ma anche quella del nostro paese.
Sfide: La seconda vita di Ivan Basso
Italia, 2010, 51′
Il cammino del ciclista che ha riacceso la passione verso il ciclismo 6 anni dopo la scomparsa di Marco Pantani. Un cammino lungo e tortuoso, fatto di luci e ombre, cadute e risalite. Un cammino di espiazione, come lo chiama Basso, dalle vette conquistate delle montagne più impervie, al baratro del doping, fino ad arrivare alla rincorsa mozzafiato e al trionfo finale dell’ultimo Giro d’Italia. In una lunga esclusiva intervista, Basso parla di sé senza veli né censure. Completano il racconto le persone che lo hanno accompagnato da vicino, i familiari, i tecnici, gli avversari più agguerriti. E in fondo a questo lungo cammino Basso e noi con lui scopriamo una grande verità: tutti abbiamo diritto a una seconda opportunità.
Sfide: Il volo di Fausto Coppi
Italia, 2010, 52′
A più di mezzo secolo dalla morte del Campionissimo, Sfide vuole celebrare il grande ciclista raccontando le tappe più significative, umane e sportive, di Fausto Coppi: dagli esordi folgoranti, alla morte rocambolesca, ancora avvolta in un velo di mistero. E in mezzo le tante vittorie, le indimenticabili imprese al Giro d’Italia e al Tour de France, e la rovente rivalità con l’altro grande divo del pedale italiano, Gino Bartali, che divise l’Italia in due veri e propri partiti. Sfide ha ricostruito la leggenda di Fausto Coppi con interviste in esclusiva, tra gli altri, a: Faustino e Marina Coppi, figli del Campionissimo, Raphael e Anne Marie Geminiani, Nino De Fillippis, Adriano Lajolo, Alfredo Martini e Remo Venturelli.
Venerdì venuta l’ora sesta, il sole si eclissò e si fece buio su tutta la Terra
Sfide: Felice Gimondi. La promessa mantenuta
Italia, 2013, 63′
Un omaggio a Felice Gimondi con una puntata che lo racconta da vicino grazie a interviste inedite del campione. Con i protagonisti del ciclismo di fine anni ’60 si ripercorrono le tappe della sua straordinaria carriera: dal tour vinto nel 1965 e strappato al rivale Raymond Poulidor, al giro rivaleggiato con Gianni Motta e vinto nel 1967, fino agli epici duelli con Eddy Merckx, considerato il ciclista più forte di tutti i tempi e suo eterno rivale. Durante la puntata anche le dichiarazioni del capitano Vittorio Adorni e dei tanti gregari che hanno accompagnato Gimondi nelle sue salite. La puntata si chiude con l’ultimo trionfo al giro d’Italia nel 1976 quando, ormai sul viale del tramonto, Gimondi mantiene la promessa fatta a se stesso: tornare a vincere. Promessa mantenuta. A 34 anni il grande Gimondi si concede un’altra straordinaria vittoria in una gara a tappe superando in volata i rivali Merckx, Baronchelli e Moser.
Sfide: Il caso Pantani
Italia, 2015, 124′
Marco Pantani, il campione di ciclismo, amato da tutti gli italiani, è tornato al centro delle cronache per l’inchiesta giudiziaria sull’esclusione dal Giro d’Italia del ’99 e per la riapertura delle indagini sulla sua morte. Ma Pantani, il pirata delle salite, per coloro che amano lo sport è rimasto nella memoria come il fuoriclasse che ha vinto tutto, ha fatto sognare e regalato emozioni indimenticabili. Con lui, le grandi corse a tappe sono tornate ad essere uno spettacolo esaltante, al punto da rubare la scena anche al campionato di calcio, come ai tempi d’oro di Fausto Coppi. “Sfide” racconterà tutte le sue imprese più belle. Le cadute, le rinascite, le discese improvvise e le inarrestabili risalite. Si potranno rivivere quei momenti attraverso lo sguardo dei suoi più grandi avversari: Berzin, Tonkov, Ullrich, e attraverso i ricordi del suo gregario più fedele: Roberto Conti. Poi però arriva il giorno in cui finisce la favola sportiva di Pantani e comincia la tragedia. E’ il 5 giugno del 1999. Il giorno della controversa squalifica di Madonna di Campiglio. A raccontare in modo approfondito, quello che ormai è diventato un “giallo” dai contorni sorprendenti, sarà il Procuratore di Forlì Sergio Sottani, l’uomo che ha deciso di riaprire l’inchiesta. Ci saranno anche le testimonianze dei compagni di squadra che erano con lui, Marco Velo e Stefano Garzelli, del Direttore sportivo Giuseppe Martinelli che ha assistito al prelievo di sangue, e del fisioterapista Fabrizio Borra. La trasmissine, ovviamente, racconterà anche la tragica morte del Pirata, con l’intervista all’Ispettore Daniele Laghi, che ha trovato il corpo, e i ricordi dolorosi di mamma Tonina.Si ripercorreranno tutti i capitoli di un romanzo emozionante e drammatico. Il romanzo della vita di Marco Pantani
La domenica risuscitò. Quasi.
CICLISTI SERIALI
The New Pope, finito. Stranger Things, non l’ho capito. La casa di carta 4, il 3 aprile. Fleabag, già riguardato. Downtown Abbey, please no.
Difficoltà: ☆ (quando c’era Lui. Merckx, dico)
Giro Raro
Italia, 280′ circa (10 puntate)
I materiali video che qui vengono mostrati per la prima volta dalla loro unica messa in onda riguardano le tappe del Giro d’Italia del 1969, 1971, 1972 e 1973. In quegli anni la messa in onda in diretta di questi eventi sportivi non veniva archiviata integralmente dalla Rai ma, grazie alla conservazione da parte della famiglia di Vincenzo Torriani, patron storico del Giro, e all’interessamento di Auro Bulbarelli di Rai Sport, questi filmati rari sono finalmente visionabili, sia pure in versione sintetizzata. Il recupero tecnico e la regia del montaggio sono stati effettuati dal regista Luca Rea.
Mentre pensi che fine possa aver fatto Julián Arredondo, miglior scalatore al Giro 2014 e poi boh
Giro Gimondi
Italia, 150′ circa (15 puntate)
Felice Gimondi vinse il suo primo Giro d’Italia nel 1967, e tornò a vestire la maglia rosa altre due volte, nel 1969 e nel 1976. Tra le tante pagine sportive di cui si rese protagonista, indimenticabili furono quelle agonistiche con il campione belga Eddy Merckx. Tra i filmati delle Teche Rai qui riproposti, la vittoria al Giro del ’67, spezzoni tratti dal “Processo alla tappa” e interviste curate da Enrico Ameri, Adriano De Zan, Sergio Zavoli, nonché da personalità dello spettacolo come Rita Pavone, Walter Chiari, Pippo Baudo e Fabio Fazio, che aiutano a conoscere non solo il campione, ma soprattutto l’uomo.
Quando pensi “sarei dovuto nascere 10 anni dopo”. Non sei solo
La corsa dell’Airone
Italia, 310′ circa (102 puntate)
Uno dei più grandi campioni del ciclismo italiano raccontato con materiali rari e anche inediti in occasione del sessantesimo anniversario della sua morte, avvenuta a Tortona il 2 gennaio del 1960 a soli 40 anni. In questa galleria di materiali delle Teche Rai emerge non soltanto il ritratto di un campione di straordinaria potenza fisica e tecnica, ma anche una figura leggendaria e sempre viva dell’immaginario collettivo italiano.
Quel momento in cui, ogni anno, salta fuori il classico “rifacciamo la Cuneo – Pinerolo ma quella originale del ’49”
Apriamo il nostro solito dibattito.